CANONE #7 - ELIAS CANETTI
Ma perché mai uno dovrebbe venire al mondo per poi morire?, pensò Canetti, e si sentiva gonfio di sdegno, quasi portato via dalla rabbia: era una cosa irrazionale, insensata, ingiusta, immorale. Nell’aria c’era un profumo: a Canetti quel profumo sembrava immobile e pieno di pace.
CANONE #6 - THOMAS MANN
Ci vuole tempo, pensò Mann, miglia e miglia di istanti perfetti, una valle o un deserto di istanti, per trovare la morte esatta: poi la morte cancella il tempo e tutti i suoi istanti: e le cose in sé si rivelano nella loro nuda santità.
CANONE #5 - HERMANN BROCH
Immagino Hermann Broch che guarda le strade di una città americana in perenne costruzione. La città cresce, si espande, si moltiplica, si complica come un tumore.
CANONE #4 - ROBERT MUSIL
Perfino nelle fotografie in cui cerca di ostentare la più respingente delle albagie e di fissare uno schermo fra sé e gli altri, segno di un distacco e di una impermanenza assoluta, Musil non riesce a nascondere la dolcezza di uno sguardo melanconico; lo sguardo di chi, salvo da qualsiasi sentimentalismo, partecipa, con pienezza di sentimenti, alle sorti umane.
CANONE #2 - FËODOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ
Il giorno era sospeso nella confusione con la notte. Dostoevskij aveva perso tutto a carte.