NON ESISTE IL VERO SÉ
Non esiste qualcosa come un vero sé. Infatti, il filosofo ha cacciato e catturato se stesso e non ha trovato nulla.
Allora, perché è diventato tutto? Questo pare essere un mistero quando uno osserva questa cosa da qui, nello scialo continuo, nel furto continuato di tutti i giorni, di ognuno di questi giorni infilati l’uno appresso all’altro, e che fingiamo spingersi in qualche direzione, seguendo un’immaginaria linea geometrica progressiva, mentre cerchiamo di coprire il vuoto fra ognuno dei punti che la formano, ma con disperazione, ma non sappiamo più come: molte cose da fare, molte opinioni, molti bisogni, molti sogni, molte speranze, molte ambizioni, i soldi e la carriera, crescere e crescere e crescere, tipo un cancro, e, quindi, parametri e protocolli, la salute pubblica e privata, e, poi, il sabato sera e, ovviamente, il bene e il male, la dieta corretta, i corrotti, i cattivi, i nemici invisibili dell’igiene e del popolo, i barbari che non sai mai se speri che vengano o non vengano, mentre, avvicinandosi all’inevitabile finale in sordina, un pensiero sottile fatto di niente sussurra cose nelle orecchie, cose come che la vita è durata poco ed è somigliata a un sogno, o, peggio, o, con più esattezza, o, con più crudele e feroce precisione, che la vita non è mai cominciata e tutto questo è stato molto meno di un sogno.
L'immagine è un'incisione tratta da Utriusque Cosmi vol. I, opera di Robert Fludd, pubblicata a Oppenheim nel 1617.